La prostata e l’ipertrofia prostatica
Quando la prostata complica la vita
L’embolizzazione dell’ipertrofia prostatica benigna.
La prostata, o ghiandola prostatica è un organo tipicamente maschile, con la funzione di produrre un liquido che agevola e fluidifica lo scorrimento degli spermatozoi.
Localizzata nella pelvi, in vicinanza del retto, tanto da poter essere esplorata manualmente con un esame rettale, ha la forma di una castagna, larga 4 cm, con una superficie di contatto, che tende a circondare l’uretra. Fisiologicamente, verso i 50 anni, specie in soggetti con una maggiore propensione agli stimoli a base di estrogeni, tende ad andare incontro ad un ingrossamento, grazie ad un aumento delle cellule muscolari e ghiandolari, nella parte intermedia della ghiandola, quella che circonda l’uretra. Lentamente, questa strozzatura, comporta una progressiva riduzione della forza del getto di minzione, quasi impercettibile da un mese all’altro. Nelle fasi più avanzate si arriva ad una vera e propria difficoltà, con presenza di stimolo ad urinare, ma con l’emissione di poche gocce, tanto da dover ricorrere al posizionamento di un catetere per facilitare e rendere possibile l’evacuazione vescicale.
Una volta esclusa la natura oncologica del suo ingrossamento (valore del PSA nel sangue, assenza di indurimento alla palpazione da parte dello specialista urologo, assenza di alcune caratteristiche di ecogenicità all’ecografia), la terapia si basa inizialmente su farmaci che rilassano la muscolatura prostatica, con un efficacia molto spesso limitata, ma talvolta importante per aumentare il flusso urinario.
L’altra soluzione, quella chirurgica, ha abbandonato la opzione più traumatica ed invasiva dell’intervento a cielo aperto, ma ha abbracciato la soluzione transuretrale, la resezione endoscopica attraverso l’uretra (TURP). In anestesia generale, o spinale, con l’inserzione di un tubo nell’uretra, è possibile asportare progressivamente fettine di prostata ingrossata, diminuendo così il suo volume e la sua opera di compressione.
La radiologia interventistica offre l’alternativa
Fonte: http://www.tv2000.it/ilmiomedico/video/prostata-ingrossata-una-nuova-cura/
La Radiologia interventistica propone una soluzione ancora meno invasiva, in anestesia locale, che consiste nell’inserzione di un piccolo tubicino nel sistema arterioso periferico. In genere questo punto d’ingresso avviene a livello femorale o brachiale. Questi tubicini vengono portati, sotto il diretto controllo fluoroscopico, a livello delle arterie prostatiche che garantiscono il rifornimento arterioso alla ghiandola. Qui è possibile iniettare delle microparticelle (embolizzazione delle arterie prostatiche), in grado di bloccare il flusso arterioso, in particolare solo a quello diretto alla prostata, provocandone la mancanza di ossigeno e la sua necrosi, a cui fa necessariamente seguito una netta diminuzione delle dimensioni della ghiandola, nell’arco di qualche mese.
Con una degenza ospedaliera di una o due notti, già dopo una settimana è possibile togliere il catetere vescicale, fonte di tante limitazioni nella vita quotidiana, lavorativa e di relazioni.
Informativa e consenso informato
Scarica il documento al link seguente: Consenso informato per embolizzazione ipertrofia prostatica